Antonio Di Gloria

BARI – ITALIA

Bari, la seconda metropoli del meridione italiano, è nata come un grande centro agricolo, industriale e soprattutto commerciale, dotata di attivo porto ed importante nodo di scambi con il vicino Oriente. La sua origine è strettamente legata alle attività marittime che, nel medioevo, dagli spazi immediatamente prospicienti alla costa, crearono un ordinato quartiere dalla precisissima connotazione a scacchiera tanto da sembrare nato su un reticolato romano poi riadattato dai bizantini. La città vecchia ospita numerose testimonianze delle civiltà che si alternarono alla guida storica di Bari: i romani la resero un porto molto florido in grado di ospitare decine di navi onerare che trasportavano vino e frumento provenienti dalle campagne in grandi quantità; i bizantini consacrarono il ruolo commerciale di Bari fino all’arrivo dei Normanni, che trasformarono Bari anche dal punto di vista architettonico costruendo chiese, portali e palazzi. Fu proprio in questo periodo che sorsero i principali monumenti, come San Nicola e la Cattedrale. Sotto gli Svevi (Federico Il) fu restaurato il castello, che venne poi nel XVI secolo rafforzato e abbellito per fame dimora delle duchesse Isabella d’Aragona e Bona Sforza.
Il castello, forte di una mole possente e grandiosa, consta di due parti distinte: il castello vero e proprio, detto anche mastio, di origine bizantino normanna e trasformato da Federico Il nel 1233-1240 a pianta trapezoidale con due torri delle quattro originarie; e i baluardi a scarpata con torrioni angolari a lancia sul fossato, aggiunti nel ‘500 sui tre lati verso terra. Il lato che da sul mare conserva il portale ogivale e le belle bifore della costruzione duecentesca. Il regno di Gioacchino Murat (nel 1813) segna l’inizio dell’espansione edilizia moderna, realizzata con un preciso piano regolare a scacchiera, spartito da vie rettilinee; ove si trovano il Museo Archeologico e la Pinacoteca Provinciale. Le due chiese principali, la Cattedrale, edificata nella prima metà del secolo XI e ricostruita negli ultimi decenni del secolo XII in seguito alla distruzione della città a opera di Guglielmo il Malo nel 1156, e la chiesa di San Nicola, rappresentano insieme al Castello Svevo Normanno le creazioni architettoniche più importanti dell’intera Puglia. Molto affascinante è la storia di San Nicola, basilica della città, eretta tra il 1087 ed il 1197 per custodirvi il corpo del santo, che 62 marinai avevano trafugato da Mira, in Licia, nel 1087, va considerata uno dei prototipi delle chiese romanico-pugliesi. La facciata maestosa e semplice, fiancheggiata da due torri campanarie mozze, tripartita da lesene, aperta in alto da bifore ed in basso da tre portali, dei quali il mediano, a baldacchino su colonne, è riccamente scolpito fa si che la basilica di San Nicola sia il tempio cristiano cui la cittadinanza barese è maggiormente legata. Tipica è la cucina di Bari che vanta numerosi e ottimi piatti di pesce quali il dentice alte olive, le orate alla San Nicola, le alici arracanate ed i polipetti in casseruola. Tra i dolci si ricordano le canellate, i taralli e le paste reali. Vini pregiati della provincia di Bari sono il Primitivo, il Castel del Monte e il moscato di Trani. 

KATAKOLON – GRECIA

Si tratta di un porto piccolo e recente, fondato alla metà del secolo scorso, e inevitabilmente legato alla leggendaria e vicinissima Olimpia. Secondo gli annali, che ne descrivono abbastanza dettagliatamente, ma non senza un’aura leggendaria, la nascita e la storia, Olimpia sarebbe una località pastorale prescelta direttamente dal re degli dei, Zeus, per promuovere il proprio culto da parte dei greci. Olimpia, insieme con Delfi, la cittadina dedicata ad Apollo, e alla stessa Atene, è il luogo di culto mitologico più importante della Grecia tradizionale: qui nacquero i giochi olimpici che, secondo la tradizione ellenistica, ripresa anche dal celebre poeta greco Pindaro, sarebbero stati intrapresi in onore di Pelope, personaggio leggendario che avrebbe attribuito il nome allo stesso Peloponneso. In principio i giochi, poche specialità dedicate alla corsa o prese a prestito dalle discipline militari, che avevano caratteristiche di grande lealtà e coraggio, duravano soltanto per un giorno ed erano frequentemente interrotti da cerimoniali religiosi. Poi la celebrazione dei giochi olimpici, che si rinnovavano ogni quattro anni al solstizio d’estate, si protrasse fino a durare anche alcune settimane durante le quali qualunque conflitto in atto era sospeso proprio per rendere possibile lo svolgimento dei giochi stessi. Il cerimoniale dei giochi olimpici era ferreo: le donne, eccezion fatta per la sacerdotessa di Era, non erano ammesse, pena la morte, e tutti i concorrenti dovevano essere greci. Ai vincitori (allora non esistevano sponsor né compensi in denaro) andava il trionfo pubblico, la presenza in una sorta d’albo d’oro inciso sulla pietra e una statua che non doveva superare le dimensioni naturali. Dopo oltre 1200 anni di storia ininterrotta le Olimpiadi furono chiuse nel 393 d. C. da Teodosio I per riaprire, proprio ad Atene nel 1896 su iniziativa del barone francese Pierre de Coubertin. La scoperta di Olimpia risale al 1776, ma tutti gli scavi più importanti sono recentissimi: il Tempio di Zeus, ad esempio, è stato riportato completamente alla luce da archeologi tedeschi che sono, di fatto, riusciti a ricostruire parte delle colonne frontali e di quelle laterali raccogliendo statue dei vincitori dei giochi, ex-voto e piccoli templi devastati da una serie di terremoti, che purtroppo in passato erano piuttosto frequenti in questa zona. Tutta la vita di Olimpia si snodava intorno alle mura sacre del Santuario, entro le quali si trovavano i templi e tutti i luoghi di culto. La parte più antica del Santuario è quella dedicata ad Era, distrutta e saccheggiata immediatamente dopo la proibizione del culto pagano ordinata da Teodosio. Davvero molto affascinante è lo Stadio capace di accogliere fino a 45.000 spettatori.
Qui sono stati rinvenuti vari ex-voto tra cui spicca l’elmo di Milziade, donato agli dei in onore della vittoria ateniese a Maratona. Ancora visibili nell’ampio spazio creato dallo stadio le linee di partenza e di arrivo delle gara di corsa. Tutti i reperti archeologie i sono conservati all’interno del Museo.

SANTORINI – GRECIA

Callisti: il suo nome greco in origine, significa “la più bella”. In effetti, Santorini si dimostra particolarmente affascinante tra le splendide isole dell’arcipelago delle Cieladi. Secondo le ricostruzioni geomorfologiche del suo territorio Santorini sarebbe il parto di una violentissima esplosione vulcanica: la stessa isola, in pratica, sarebbe la parte inferiore di un vulcano che, a causa di un’eruzione, ha generato le altre due isole nelle quali Santorini si allunga, Aspronissi e Terrasia, modellandone i contorni e la conformazione. Santorini, in 69 chilometri di coste, offre una varietà impressionante di paesaggi: la riviera occidentale è segnata da scogliere vertiginose che scendono a picco su un mare cristallino, mentre quell’orientale discende con maggiore delicatezza formando una pianura fertilissima e alcune delicate insenature dalle quali si staglia il massiccio di Profitis Ilias. La seconda particolarità è data dalla sua intensissima storia:
recenti scavi archeologici hanno confermato che l’isola fu abitata dai fenici ma che, quasi certamente, già durante la preistoria, le sue coste erano abitate. Secondo le ricerche, l’esplosione del vulcano sarebbe avvenuta intorno al 1500 a. c.: da qui in poi inizia la seconda vita dell’isola, contesa anche per la sua significativa posizione militare e strategica. Gli spartani prima e gli ateniesi poi, così come in seguito bizantini e turchi. A poca distanza dalla spiaggia rosa di Akrotiri, una delle più belle e invitanti dell’isola, sorgono le rovine di Thera. La città preistorica, è una sorta di piccola Pompei: è qui che si concentrava la popolazione nel momento in cui il vulcano che dominava !’isola diede vita alla sua esplosione. I pnml scavi iniziarono nel 1967 sotto la direzione di Marinatos, proseguirono successivamente con Doumas e continuano tutt’oggi: le scoperte riguardano una città molto ricca e dinamica sepolta sotto la cenere. Fra i resti ceramiche, utensili in pietra ed in bronzo, monili e piccole opere d’arte, si distinguono gli affreschi che attestano [‘alto livello artistico dell’isola. Secondo alcuni storici, Thera, altro non sarebbe che la mitica Atlantide, la terra della civiltà più evoluta, distrutta da un maremoto e seppellita sotto acqua e cenere. Il villaggio di Oia offre, invece, uno spaccato di vita tradizionale di Santorini: le case, di un giallo vivo con i tetti a cupola color cobalto, si stagliano su stradine strette in marmo. Dietro ogni angolo una foto memorabile, tra il mare, le altre isole dell’arcipelago e i promontori sul mare.


RODI – GRECIA

Una lunga storia di leggende e di miti affiorano nella storia di Rodi, una delle principali isole del Mediterraneo, la quarta dell’arcipelago greco e la più rilevante per estensione e abitanti del Dodecaneso. Secondo la mitologia greca, Rodi sarebbe il dono di nozze fatto da Zeus a Helios, dio del Sole, e alla ninfa Rhoda, figlia di Afrodite. Forse i greci non avrebbero potuto interpretare in modo più creativo la straordinaria ricchezza naturale di quest’isola, protetta da tre massicci montuosi, che rendono alle spiagge e alla costa un clima piacevolmente ventilato ed estremamente mite. I boschi, molto rigogliosi, e una ricca dotazione idrica rendono l’isola, soprattutto nella sua parte più settentrionale, ricca e fertile. In realtà c’è anche una spiegazione meno mitologica della grandezza di quest’isola, che, nel periodo greco, conobbe uno splendore pari solo a quello di Atene, ed è la sua importantissima posizione sia dal punto di vista strategico sia commerciale. È a questo periodo che si fa risalire, infatti, la costruzione di uno dei simboli più conosciuti del potere di Rodi, il famoso colosso, una statua di bronzo alta 35 metri, poggiata su un basa mento di pietra di 10 metri che si trovava all’imboccatura del porto. A Rodi, in quell’epoca, vivevano non meno di 80mila persone e una floridissima scuola di arti, retorica e filosofia. Abbattuto da un devastante terremoto i resti del Colosso furono abbandonati per quasi mille anni prima di essere raccolti, fusi e venduti dagli arabi. In quest’episodio si raffigura anche la fine dello splendore di Rodi che conobbe, purtroppo, una drammatica conclusione a causa delle frequentissime invasioni turche e arabe. Dal 1300 e per due secoli, furono i Cavalieri di Malta a occupare l’isola e a costruire numerose opere le cui tracce sono ancora evidenti. Ai Cavalieri seguì un lungo e oscuro dominio turco fino a quando, in era contemporanea, non vi s’insediarono gli italiani, che la occuparono fino all’immediato dopo guerra, restaurando e collegando le principali città. Rodi appartiene alla Grecia dal 1948.
la città, ancora oggi, è divisa in due parti distinte: quella a nord, moderna, attuale e votata alle nuove strutture turistiche, e quella a sud che, invece, è di evidente origine medievale. la cittadella medievale, circondata da un perimetro cintato di quattro chilometri, ospita, all’interno dell’Ospedale dei Cavalieri, il Museo archeologico che raccoglie numerosi reperti di tutti i periodi storici dell’isola mentre, a poca distanza dal Museo, si trovano la Residenza delle sette lingue e quella dei Gran Maestri, costruita su imitazione del Palazzo dei Papi ad Avignone, distrutto dai turchi e ricostruito dagli italiani. Lindos, a una cinquantina di chilometri da Rodi, è il villaggio più bello dell’isola con le sue strette vie e le sue case bianche, la maggior parte delle quali ha conservato le decorazioni esterne che risalgono al XV secolo. Il villaggio è dominato dall’ Acropoli costruita sulla cima di un altopiano. Vi si trovano i resti del santuario e del tempio di Atena Lindia, i resti del Portico dei Propilei e le vestigia del tempio di Dioniso.

DUBROVNIK – CROAZlA

Porto molto suggestivo della costa dalmata che, tra isole, insenature, baie e scorci molto pittoreschi, offre una delle panoramiche più deliziose della riviera adriatica di entrambe le sponde. Una città dall’esistenza molto avventurosa che risente in modo impensabile di radici veneziane, che sembrano lontane e che, invece, compaiono dietro ogni monumento e costruzione. Basti pensare che il percorso principale che taglia in due la città vecchia e che assomiglia in modo impressionante a qualunque altro borgo antico italiano, si chiama “Stradun”, in veneto. E non è comunque difficile, tra i cognomi dei residenti trovare qualcosa di molto famigliare visto che anche i genovesi qui, hanno lasciato radici interessanti con i propri traffici e commerci. Venezia fece sentire pesantemente la sua influenza anche nelle vicende storiche: ad ogni successo della Serenissima sul!’ Adriatico collaborava anche questa parte della costa dalmata che, con la crisi della repubblica marinara subì invece in modo molto pesante l’avvento del dominio turco che per altro, in questa zona, si dimostrò comunque rispettoso di palazzi e costruzioni che ancora oggi risentono del dominio dei San Marco. Molto evidenti sono anche le tracce religiose, conventi e chiese; gli esempi più clamorosi in tal senso sono gli insediamenti francescani e dominicani che rappresentano anche un patrimonio culturale e artistico conservato e preservato con grande attenzione dai dalmati. Molto pittoresca la zona collinare che sorge alle spalle di questa città, dedita con intelligenza e con molti investimenti, al turismo, ma anche al commercio, all’industria leggera e alla logistica marittima attraverso il suo scalo che è uno dei più attivi del Mediterraneo.

VENEZIA – ITALIA

Venezia, la città dell’arte, della malinconia e del prestigio: questo straordinario scenario architettonico si sorregge su un arcipelago d’isolette, separate da una rete di canali valicati da circa 400 ponti, un tempo di legno, poi sostituiti con altri in pietra, tutti ad arco. Il canale principale, che forma la maggiore arteria cittadina, è il celebre Canal Grande: valicato da tre grandi ponti, che ha la forma di una gigantesca “S” rovesciata e divide la città in due parti disuguali a loro volta suddivise in sei sestieri: Cannaregio, San Marco e Castello sulla riva sinistra; Santa Croce, San Polo e Dorsoduro su quella destra del canale. La viabilità acquatica, con gondole, barche, vaporetti, motoscafi, barconi, che fungono da taxi e mezzi di trasporto per persone e merci, prevale decisamente sul sistema di circolazione terrestre, costituito da poche vie principali e da un intrico di “calli”, anguste e tortuose, che si sviluppano tra canali, rii, campi (piazze adiacenti alle chiese), campanili e fondamenta (vie che fiancheggiano i canali) che quasi mai sono percorribili con auto o moto. La singolarità dell’ambiente si spiega con la sicurezza che la posizione offriva dagli attacchi del mare e dei nemici: di fatto Venezia fu fondata da alcuni nuclei di profughi di Spina, Adria e Aquileia in seguito alla calata degli Unni nel V secolo dopo Cristo. Governata dai “tribuni marittimi” e poi dal Doge sotto la protezione dell’impero bizantino, nel IX secolo la città divenne un gran porto commerciale, con una funzione di collegamento tra i mercati d’oriente e d’occidente attraverso l’Adriatico: ma il suo predominio commerciale si trasforma ben presto anche in prestigio militare. In pochi anni riuscì d dominare tutte le coste orientali dell’Adriatico spingendosi fino all’Oriente colonizzando territori e assicurandosi mercati di gran rilievo, rivaleggiando sul mare con Genova e le altre repubbliche marinare per affermare il proprio incontrastato dominio. Prima i turchi, che scalzarono i veneziani da molte colonie orientali, e poi i fermenti della rivoluzione francese incrinarono questo, perfetto governo aristocratico dove commercio t’: forza militare si sostenevano a vicenda. Nel 1797 una Venezia ormai molto indebolita è assoggettata dal trattato di Campoformio all’Austria e, solo in seguito, è annessa all’Italia. Il Canal Grande, soprattutto se percorso in battello, offre una rapida visione d’insieme dei palazzi più belli di Venezia: dall’Accademia alla Cà d’Oro, dal Casinò al palazzo della Biennale, dall’Università alla Chiesa della Salute fino al celeberrimo ponte di Rialto per arrivare a Piazza San Marco dove il canale si apre e forma un’ampia ansa molto ariosa. La piazza, cuore di Venezia e simbolo dei veneziani, è un gioiello architettonico, una delle piazze più belle di tutt’Italia, un miracolo in trachite e pietra d’lstria. Qui si svolgevano un tempo le cerimonie religiose e civili e le magiche feste del Carnevale. I caffè e i negozi che la circondano sono tuttora un vivace punto d’incontro della città. Di particolare rilievo è la lavorazione del vetro che è prodotta nell’isola di Murano da numerose aziende artigiane, maestre nella produzione di vetro soffiato e cristalli artistici.
Molto bella è difficilissima è la produzione delle cosiddette “murrine”, decorazioni artistiche nelle quali il vetro colorato è soffiato e tagliato all’interno di globi di vetro limpido con grande maestria e straordinaria precisione. Di estremo interesse è poi lo produzione di merletti. Gli specchi veneziani, realizzati con le tecniche antiche, foglia d’argento su una lastra di vetro, arricchiti di cornici sempre in vetro dalle forme sinuose, plastiche e svolazzanti, continuano ad essere prodotti in numerosi laboratori artigiani.